ATTENZIONE!!! IL PROSSIMO INCONTRO:"EQUILIBRISMI PER CRESCERE. COMPITI E DIFFICOLTA' DELL'ESSERE PREADOLESCENTE OGGI."SI TERRA' LUNEDI' 5 MARZO ALLE ORE 21.00 PRESSO LA SCUOLA SECONDARIA " C. FOSSATI"DI CUGGIONO IN VIA UGO FOSCOLO,4 .
Il 10 febbraio scorso
presso la “Scala di Giacobbe” a Castelletto si è tenuto l’incontro
dedicato ai bambini della scuola dell’infanzia dal titolo: “ Bambini e
limiti. Sentirsi al sicuro per crescere forti.”
Ha condotto la serata la dott.ssa Marta Schweiger (Psicologa dello Sviluppo e
dell’Educazione, si occupa della progettazione e del coordinamento di
percorsi di ricerca-intervento in ambito educativo e svolge interventi
formativi e di consulenza rivolti a bambini/ragazzi, insegnanti e genitori in
scuole di diverso ordine e grado)
Questo resoconto sarà più discorsivo e di impressioni,
poiché trattandosi di un lavoro di gruppo nel quale noi genitori venivamo
direttamente coinvolti risulta impraticabile una trasposizione letterale di
quanto avvenuto.
L’intento di questo scritto è di lasciar traccia di una
bella serata che possa diventare uno spunto di riflessione o perché no, lo
stimolo alla partecipazione delle prossime serate.
Anzitutto la serata è cominciata con un
bell’incoraggiamento, Marta ci dice infatti che “ I genitori sono i maggiori
esperti del bambino di sé stessi e della relazione con lui.”
Ci è stato poi chiesto di pensare alle parole: “limiti e regole” e di scrivere su un biglietto che ci era stato consegnato la o le prime parole che ci venivano in mente pensando a questo tema, a noi e al nostro rapporto con i nostri figli.
Senza le regole , non si possono sviluppare le capacità
della relazione.
Qual è il primo limite che incontra il bambino? Un primo
limite l’incontra quando è nella pancia della mamma , ed è proprio la pancia
della sua mamma.
E’ un limite che lo protegge ma definisce anche i suoi
confini. Poi nell’esogestazione il bambino inizia ad esplorare il mondo.
Nelle varie fasi di crescita alcune caratteristiche sono lo
strumento nella definizione delle regole e dei limiti li vediamo qui di
seguito:
CORPO : è il primo limite del bambino e regola
il suo agire , attraverso la sua esplorazione e successivamente il suo
definirlo come distaccato da quello della madre.
AZIONE : quando inizia a camminare il bambino
esplora il mondo con una prima autonomia la comunicazione è ancora molto
corporea.
PAROLA : con la comprensione del linguaggio i
limiti sono posti dalla parola, essa diviene il canale della relazione e con
essa si definiscono verbalmente le prime regole.
EMOZIONE : domina nell’adolescenza le nostre priorità i nostri limiti, le nostre regole,
che diventano anche le regole della trasgressione.
PENSIERO : con
l’età adulta le nostre regole e i nostri limiti maturati attraverso tutti questi passaggi si sono fatti
pensiero attraverso il quale agiamo la nostra vita con regole e limiti che ci
diamo da noi stessi.
Dopo questa digressione riaffrontiamo i nostri post-it sui
quali avevamo scritto.
Un primo gruppo di parole parla di: sicurezza-
bene- crescita- educazione.
Le regole ci danno sicurezza, perché nella loro certezza ci
si può muovere sapendo ciò che accadrà o non accadrà facendo o non facendo
qualcosa.
Un altro gruppo
di parole era interrogativo: come si danno le regole a quest’età?- chi?- Quando? Tempi e
ruoli.
Anzitutto attraverso l’esempio. A quest’età i bambini
imparano attraverso l’azione, ci guardano siamo il loro punto di riferimento.
Con la coerenza si danno le regole, l’incertezza non paga
poiché disorienta il bambino.
Fino ai due anni il bambino si sente onnipotente, crede sente
pensa che il materializzarsi per esempio di ciò che desidera giochi, acqua o
quant’altro dipendano da lui. Dopo i due anni questo sentimento deve lasciar
posto alla scoperta del limite e per aiutare ad interiorizzare questo processo
evolutivo, occorrono anche le regole.
Diviene necessario per la loro crescita che si scontrino con
le loro frustrazioni, e accadrà più e più volte, servirà per modificare la loro
visione.
I bambini imparano per abitudine, attraverso l’azione e a
quest’età adorano la routine (il ripetersi scadenziato e ripetitivo degli
eventi nell’arco della giornata)
sarà capitato a tutti di sentirsi dire dal bambino di non aver fatto una
determinata cosa ripetuta nei giorni precedenti, la lettura prima di coricarsi,
il rito di bere l’acqua prima del sonno, il lavarsi i denti. Sono degli attenti
osservatori i nostri bambini di ciò che facciamo.
Mentre il mondo appare come imprevedibile, (e
l’imprevedibilità spaventa e in
quanto tale assorbe una grande quantità delle nostre energie quando la viviamo)
creare la prevedibilità consente
di impegnarsi con serenità nelle attività che ci interessano.
Quello che a noi adulti può apparire come monotono e
ripetitivo rappresenta per i bambini una grande fonte di sicurezza.
Quando a casa creiamo la routine, creiamo le basi perché la
regola venga da sé.
Occorre stabilire delle routine sul cibo, sul sonno e essere
coerenti con le regole date.
Es. dei bambini che si alzano da tavola nel corso dei pasti:
si dice al bambino di stare composti a tavola. Qui il messaggio è comprensibile
da noi adulti ma incomprensibile per il bambino.
Spesso il problema è nel modo in cui diamo e definiamo una
regola, un altro esempio di questo tipo è la frase ”comportati bene”.
Mettiamo noi adulti in quest’esempio.
Es. primo giorno d’ufficio. Regola: bisogna fare ciò che
bisogna fare.
Anche nel nostro caso l’indicazione è inefficace perché non
ci dice cosa dovremo andare a fare. Lo impareremo facendolo ma prima occorrerà
che ci venga spiegato quanto dovremo andare a fare.
Il bambino non riesce a ricordare più di quattro
indicazioni, utilizziamo ancora
l’esempio della tavola:
se abbiamo un
bambino che siede a tavola scomposto distratto mangia in maniera discontinua
poniamoci di raggiungere un obbiettivo per volta, due al massimo.
1° obbiettivo stai seduto.
2° obbiettivo stai seduto almeno un quarto d’ora ( il
concetto di tempo è astratto per i bambini a quest’età, occorre riportarlo su
di un piano concreto, ad es. stai seduto fino a quando non termini di
mangiare).
Questione sonno
quando da adulti ci mettiamo a spiegare che occorre dormire perché altrimenti
i muscoli saranno stanchi domani non riuscirai a giocare ecc. stiamo parlando a
noi stessi, perché il bambino non può comprendere questo linguaggio.
E’ più utile piuttosto spiegare questi contenuti se si vuole
farlo attraverso delle metafore come una storia su una fatina che non andò a
dormire presto e il giorno dopo le sue ali erano così pesanti che non potè
volare assieme alle sue amiche.
Ancor meglio associare il momento del sonno ad un rituale
che accompagni con piacevolezza quel tempo, come per esempio una lettura
breve.
La difficoltà nel dare le regole è spesso data dalla
difficoltà che incontriamo noi genitori nel decentrarci rispetto a ciò che
diamo per scontato , ma che per i nostri bambini non lo è.
I bambini comprendono facendo e ripetendo; con l’indicazione
di un comportamento chiaro e fermo.
Occorre ridurre il più possibile il numero delle regole, e perciò
capire ciò che essenziale da ciò che non lo è. Occorre capire il tempo e le
modalità per darle.
Altro bigliettino: Ascolto o fermezza?
E’ molto importante che ci sia l’ascolto per es. nei momenti
critici del capriccio, anche in quello intenso l’ascolto va sempre tenuto. Il
capriccio va compreso cioè capire cosa lo scatena. Il capriccio è un tentativo
del bambino di comunicare quello che lui stesso non riesce a comunicare.
Es. bambino che vuole mangiare le
caramelle quando non è il momento: “ sei arrabbiato perché vorresti mangiare le
caramelle, ti capisco perché sono proprio buone le caramelle , adesso però
dobbiamo fare il pranzo, poi
quando avremo finito ne mangeremo una.”
Il messaggio che dobbiamo mandare ai nostri bambini è che
non c’è rabbia nei loro confronti, cioè: non sei tu quello che non va, ma hai
sbagliato a comportarti.
Le regole devono essere poche e solo quelle davvero
importanti, altrimenti nel sovrannumero di precetti finiremo per avere un
bambino che non ne segue nessuno.
Altra cosa molto importante è quella di focalizzarsi sui
comportamenti positivi sottolineandoli e valorizzandoli.
Riprendiamo il nostro esempio dello stare a tavola. Sarà
bene quando nostro figlio sarà stato a tavola bene, magari senza accorgersene
neanche, che sottolineiamo questo comportamento con delle lodi. “Come sei stato
ben composto e guarda come hai mangiato bene tutto.”
Ogni tanto lasciamo perdere il rimprovero quando non fanno
bene qualcosa e focalizziamoci invece su ciò che hanno compiuto bene.
Ha più valore la sottolineatura di un comportamento positivo
che uno negativo.
Alcuni punti per riassumere:
- INSEGNARE
LE REGOLE CON MODALITA’ ADATTE ALL’ETA’
- Rutine-
fare insieme- modelli di comportamento che il bambino possa imitare
- Comportamenti
specifici, concreti e positivi
- Poche
e semplici regole importanti
- Rispettare
i tempi del bambino che non sono i nostri
- ASCOLTARE
E ACCETTARE LE EMOZIONI NEGATIVE
- Sanzionare
il comportamento scorretto non il bambino
- Mai
umiliare ( fisicamente e non)
- ESSERE
COERENTI E COSTANTI
- Condividere
le regole
- non giudicare sé stessi, dare e darsi
tempo, parlare con altri genitori.
Sul finire dell’incontro ci è stato consegnato un quiz per
“giocare con le regole”
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